LA SEDIA: TUTTO CIÒ CHE NON TI ASPETTI!

By Giorgia Pizzato

Picture: Chair by Morten Stenbaek, Denmark

Camminando per le vie di una città, entrando in una casa, un bar o una stazione è pressoché impossibile non imbattersi in una sedia o sua variante. Ne esistono centinaia, se non migliaia di tipologie, destinate ad altrettante finalità. Sedia a sbalzo, impagliata, ergonomica, monoblocco, d’ufficio, a dondolo, chaise longue, da barbiere, da campeggio, da regista, poltrona, sgabello, seggiolino, pouf… Sono solo alcuni esempi della vasta gamma a nostra disposizione.

Si potrebbe insomma pensare che la sedia sia un oggetto di tutti i giorni, a tratti scontato. E’ interessante scoprire come tra gli svariati aggettivi che possono essere utilizzati per descriverla, “banale” non sia uno questi.

UN PO’ DI STORIA

Seppur difficile individuare con assoluta certezza il momento storico in cui la sedia fonda le sue radici, le prime documentazioni risalgono all’antica civiltà egizia (3100 AC circa) quando faraoni e sommi sacerdoti iniziarono a sedersi su troni sopraelevati, espressione del loro potere e volontà di innalzarsi al divino. Altra tappa è rappresentata dalla sella curulis, sedile pieghevole a chiasmo riservata ai magistrati romani, seguita poi dalla klismos greca. La sedia continuerà a rimanere prerogativa riservata a clero ed esponenti dell’aristocrazia nel corso dei secoli, mentre al volgo non resta che accomodarsi su panche, sgabelli… o a terra.

La sedia, con l’accezione di complemento d’arredo che oggi conosciamo, nasce nel 1807 in Italia, nel paese ligure di Chiavari. Il Marchese Stefano Rivarola, di ritorno da Parigi aveva infatti portato con sé delle sedie in stile impero e aveva poi commissionato all’ebanista Giuseppe Gaetano Descalzi la loro riproduzione. Il risultato fu una sedia funzionale, priva di ogni elemento ornamentale, in favore di leggerezza e resistenza, da allora e per sempre conosciuta come “chiavarina”, oggi icona irrinunciabile di stile.

Nel 1957, la società Cassina produsse la ormai famosa Superleggera, concepita  da Gio Ponti il quale rivisitò la Chiavarina tradizionale, leggera al punto di poter essere sollevata da un bambino con un solo dito!

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The Chiavarina Superleggera by Gio Ponti

DA NON PERDERE : RETROSPETTIVA GIO PONTI

“TUTTO PONTI, GIO PONTI ARCHI-DESIGNER”
dal 19 ottobre 2018 al 5 maggio 2019
Musée des Arts Décoratifs – Paris


Nel periodo modernista, legato al minimalismo e razionalismo, la sedia diventa oggetto di studio e biglietto da visita attraverso cui i principali architetti e interior designer potevano affermarsi. Protagonista di questa fase storica è la Germania con il Bauhaus, imperniato sui concetti di funzionalità ed estetica.  Saranno Mies van der Rohe, Marcel Breuer, Le Corbusier e gli altri grandi nomi della scuola di Weimar ad introdurre l’acciaio per le componenti strutturali della sedia e a spalancare le porte a materiali quali plastica, vetro e compensato, che seppur non convenzionali, facilitano e danno un impulso alla grande riproduzione in serie della sedia convertendola in oggetto accessibile e costante di arredo.  Impossibile non nominare poi casa Thonet, pioniere e pietra miliare del design industriale nonché capofila nella fabbricazione industriale di mobili. Da sempre caratterizzata dall’impiego del tubolare d’acciaio e del legno curvato, questa azienda riversa ben 200 anni di tradizione ed esperienza nella sua produzione e la fonde con innovazione e tecnologia, mantenendo ancor oggi il suo spirito di avanguardia.

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Wassily Chair by Marcel Breuer, Bauhaus, edited by Knoll

MA COM’E’ FATTA UNA SEDIA?

L’enciclopedia la definisce come un mobile su cui può sedersi una sola persona, costituito da un piano orizzontale (sedile) appoggiato su un numero variabile di gambe (quattro in genere) e da una spalliera. Sembrerebbe piuttosto facile a farsi. Per aiutarci a capire davvero la complessità che stanno dietro alla progettazione e realizzazione di una sedia possiamo pensare ad essa sotto un altro punto di vista, la sua funzione: sostegno. Questo oggetto infatti deve essere resistente ma flessibile, robusto ma comodo, per poter sostenere il peso di chi ci si siede, dondola, sale, ripetutamente e per diverse ore e non dimentichiamo che anche l’occhio vuole la sua parte! Si devono quindi aggiungere altre caratteristiche legate ai materiali, alla texture e al disegno.

A questo punto forse la sedia non è più solo una sedia. Witold Rybczynski, rinomato architetto nonché autore del libro Now I Sit Me Down (2016) Farrar Straus & Giroux, paragona sapientemente la sedia ad un edificio in miniatura, che porta con sé la sfida estetica e strutturale.

ARTIGIANATO E INNOVAZIONE: LA SEDIA OGGI

Lo scorso secolo ha prodotto la sedia in serie: concettuale, industriale, decorativa, con materiali decisamente tecnici e strumenti avanzati ma … la sedia artigianale? Dove troviamo oggi la mano dell’uomo in una sedia? E’ possibile conciliare modernità con tradizione e l’unicità? La sedia oggi è raccordo di tecnologia, artigianato, modernità e saper-fare.


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E così la pensa Ernesto Contessa, maestro di tappezzeria con oltre quarant’anni d’esperienza, che nella sua bottega “L’artigiano tappezziere” in Veneto (Italia), è in grado di unire le più tradizionali lavorazioni con l’impiego di sedute a molla e crine alle tecniche più moderne come il ricamo digitale, spaziando tra materiali quali tessuti, pelli e legni.


In Italia opera anche Giovanni Battista Rea (Laboratorio Wachtmeister Werkstatt, Lazio) che, fra le altre, realizza sedute monumentali ispirate alla ricchezza della natura, ai suoi colori e alle sue forme, attraverso la combinazione formale di scultura e arte del mosaico, servendosi di ceramica tradizionale, raku e calcestruzzo.

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Nel Regno Unito Nick Barberton (Nick Barberton Woodworker) trae ispirazione dai mobili scandinavi di metà secolo e dal designer californiano Sam Maloof, realizzando sedie in legno, e non solo, caratterizzate da un pattern unico nel suo genere, ottenuto tramite la lavorazione ad intaglio.

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Partendo da una tavola di 50mm di spessore, Nick disegna e realizza ogni singolo componente, per questo ogni sedia è un pezzo unico in cui impiega fino a tre settimane di lavoro. Le sedie sono realizzate in noce inglese, platano e quercia Quartersawn.


Per Francisco Barroso Roman, artigiano del giunco in Spagna (Castelló d’Empúries), il processo creativo inizia nel periodo giugno-agosto, momento per falciare la stiancia (pianta palustre) che deve poi essere lasciata al sole ad essiccare e sbiancare, messa a riposo e infine inumidita all’utilizzo per donarle maggiore flessibilità.

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La realizzazione di una seduta richiede grande pazienza ed attenzione dato che ogni listello viene intrecciato singolarmente, senza ricorrere a colla o graffette, ma con il solo aiuto di un uncino per comprimere le fibre.


INNOVAZIONE = RICICLAGGIO!

François Rossier in Germania (Upcycling, Berlino) realizza le sue creazioni seguendo una filosofia ben precisa, quella dell’upcycling, che consiste nel reinventare e rivitalizzare prodotti e materiali che hanno esaurito la loro funzione di partenza e sono destinati ad essere gettati o abbandonati. E’ così che una colonna di calcestruzzo ed uno scarto di plexiglass diventano, per esempio, una sedia che un domani potrebbe trasformarsi in qualcosa diverso ancora.

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I MESTIERI DELLA SEDIA

  • Restauratore di mobili, Falegname, ebanista, intagliatore
  • Fabbro, mastro ferraio
  • Marmista, muratore, tagliapietre
  • Tappezziere, imbottitore, impagliatore, pellettiere, sarto, tessitore
  • Decoratore, laccatore, doratore

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SEDIA & LETTERATURA

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Che dire, la sedia nelle sue infinite forme e materiali c’è sempre stata e sempre ci sarà. Perché il modo in cui decidiamo di sederci, e ciò su cui ci sediamo, racconta molto di noi: i nostri valori, gusto e tutto ciò a cui teniamo (W. Rybczynski, 2016, Now I Sit Me Down, Farrar Straus & Giroux). Perfetto “story-teller” dell’uomo e della sua evoluzione, contenitore e contenuto di tradizione, tecnica, design, credenze e ideali: la sedia è molto più che una semplice sedia.

  1. Ernesto Contessa 21/Mar/PM at 21:03

    Bellissimo articolo, scritto con grande ricerca e sapere davvero un articolo da conservare tra i libri utili . Un doppio Grazie per avermi voluto tra gli artigiani citati un onore aver potuto portare il mio piccolo sapere .
    Ernesto Contessa

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