Di Claudia Torlino
Alla fine del 2018, la a Commissione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale ha deciso positivamente riguardo all’inclusione della Blaudruck nella lista internazionale dell’UNESCO, approvando la precedente richiesta fatta da Austria, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria e Slovacchia.
Cenni Storici
La Blaudruck è arrivata in Europa dall’Asia, in particolare dai paesi tradizionalmente noti per la tintura indaco; India, Cina, Indonesia e Giappone. Grazie alla Compagnia Olandese delle Indie Orientali, fondata nel XVII secolo, la blaudruck si è stabilita in Europa centrale. Inizialmente i tessuti lavorati con questa tecnica erano popolari tra la borghesia, ma si sono gradualmente diffusi nei villaggi rurali. Durante il XVIII e il XIX secolo, gli artigiani locali hanno viaggiato all’estero per imparare nuove tecniche e hanno documentato il loro tragitto in diari di bordo, risultando in un grande scambio di disegni e motivi fra i professionisti del settore.
Storicamente, l’indaco era una tintura naturale estratta dai fiori di alcune piante della famiglia Indigofera, soprattutto l’Indigofera tinctoria, ma anche dell’Isatis tinctoria (guado). I fiori di guado sono in realtà gialli, ma la tintura estratta dai loro steli è blu, di una sfumatura indaco brillante.
Picture: Isatis tinctoria, by CC BY-SA 3.0,
La Tecnica
Come espresso nella Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale che la riguarda, la Blaudruck/Modrotisk/Kékfestés/Modrotlač, traducibile come stampa blu o tintura blu, è una tecnica che si riferisce alla pratica di stampare un impasto resistente alla tintura su un tessuto prima di tingerlo con la tintura indaco. In seguito all’immersione nella vasca di tintura indaco, i motivi nelle aree di tessuto sottoposte all’applicazione dell’impasto, restano bianche o del loro colore originale.
Picture: Blueprint tie, by Von Gernek – Eigenes Werk, CC BY-SA 2.5,
“Per applicare i motivi sul tessuto, i professionisti usano blocchi fatti a mano, risalenti fino a 300 anni fa, ricavati da legno scolpito o fissati con perni e chiodini d’ottone, i quali mostrano fantasie d’ispirazione regionale così come disegni generici o motivi Cristiani. La rappresentazione della flora e fauna locale è collegata alla cultura locale delle regioni. I blocchi trasferiscono un impasto resistente alla tintura sul tessuto che permetterà al motivo applicato di restare del suo colore naturale dopo essere stato sottoposto al processo di tintura nella vasca indaco. In origine, l’impasto era fatto di sostanze a base di amido quali grano, riso, mais e altri cereali, mentre oggi gli ingredienti principali sono acqua, argilla e gomma arabica. Quali ingredienti sono utilizzati, in che proporzioni e le informazioni riguardo ad eventuali elementi aggiuntivi sono informazioni tenute segrete di ogni professionista. In più, ogni generazione sviluppa il proprio impasto, basandosi sulla sua esperienza individuale”.
Picture: Printing of dye-resistant paste onto the fabric, by Christoph Münch, CC BY-SA 3.0,
Dato che non esiste alcun tipo di formazione professionale ufficiale, le conoscenze e le competenze collegate alla tecnica sono passate informalmente di generazione in generazione. Il sapere tradizionale è ancora basato su diari familiari datati al XIX secolo e tramandato attraverso osservazione e pratica diretta. Ci sono molti segreti legati alla composizione dell’impasto resistente alla tintura indaco e alla sua tradizione.
“Il processo di tintura è realizzato attraverso l’estensione del tessuto su una particolare struttura metallica e la sua immersione nella vasca indaco, in cui è lasciato (inizialmente per un periodo tra i 5 e i 10 minuti). Quando il tessuto viene rimosso, assorbe ossigeno dall’aria circostante e cambia colore da giallo a verde a blu; l’intensità della sfumatura del tessuto diventa più scura con ogni immersione nella vasca indaco”.
L’indaco è soggetto a ossidazione, il che significa che è ampiamente influenzato dal meteo. Che l’ambiente circostante sia caldo, freddo, umido o asciutto; avrà un impatto sul tessuto e di conseguenza sul prodotto finale. Si tratta di un processo lungo e delicato.
Patrimonio Europeo
C’è una comunità di tintori in tutta Europa, piccola ma in stretti rapporti, interconnessa dal desiderio di avere un impatto concreto. Hanno un legame che ricorda quello familiare, e ogni giorno lottano contro la sparizione di questa tecnica. Questo spirito cooperativo può essere visto, per esempio, nel mercato internazionale annuale di stampatori di Gutau, Alta Austria. Condividendo la storia, la conoscenza e l’esperienza di una pratica congiunta, i professionisti trovano un significato, uno scopo e una direzione per il loro senso di identità individuale.
“Impari la blaudruck per tutta la vita” dice Mária Kovács, che nel 1989 ha aperto il primo negozio indipendente di tintura blu in Ungaria. Da allora, crea stili moderni nel rispetto della tecnica tradizionale e del suo patrimonio. Si tratta di tessuti contemporanei e di moda, eppure con una storia e una ricca tradizione alle spalle. Le sue figlie, Annamária and Veronika Panák, sono la settima generazione della famiglia; continuano la tradizione familiare lunga più di 140 anni. La famiglia crede nell’importanza della salvaguardia: uno dei loro obiettivi principali è proprio presentare la professione tintoria a più e più persone, e di conseguenza hanno lottato per il riconoscimento della tecnica come patrimonio UNESCO.
Jiří Danzinger, proprietario di una delle due botteghe di blaudruck sopravvissute in Repubblica Ceca dice: “Per quanto riguarda la tecnologia, nulla è cambiato. Solo le persone sono cambiate”. Rappresenta l’undicesima generazione di una famiglia che vive di questo mestiere nel villaggio di Olešnice. L’artigiano usa ancora la bottega originale, proprio come suo padre e suo nonno prima di lui, preservando i metodi tradizionali attraverso le generazioni.
Oggi i tessuti lavorati con questa tecnica sono più comunemente indossati da gruppi di danza folkloristica e band folk, ma anche dagli individui che partecipano ad eventi speciali come alcune festività tradizionali o matrimoni. Tuttavia, stanno iniziando ad apparire anche in altre aree. In particolare, i giovani designers stanno utilizzando questi prodotti sempre di più e, di conseguenza, stanno promuovendo le culture locali oltre le frontiere.
Sostenibilità
La tecnica contribuisce anche allo sviluppo sostenibile. La blaudruck non include solo il processo di stampa su tessuto e di tintura, ma anche la preparazione delle materie prime, la loro filatura, tessitura e rifinitura. Questo risulta in una cooperazione fra i produttori locali di materie tessili con istituzioni didattiche e accademiche ed aziende economiche. Promuove lo sviluppo locale di aree rurali, migliorando la qualità della vita delle persone che vivono nelle suddette aree. In più, incoraggia la coesione sociale e l’uguaglianza di genere; infatti, più della metà delle botteghe sono gestite da donne.I professionisti stanno cercando di sviluppare nuove preparazioni per i loro impasti che siano sia efficienti sia ecologicamente sostenibili. Inizialmente utilizzavano il guado (Isatis tinctoria), ma, con l’introduzione dell’indaco sintetico nel 1880, la pratica si è arrestata. Ciononostante, sta facendo ritorno: le piante locali stanno venendo analizzate al fine di usarle di nuovo come tinture naturali, biodegradabili ed ecosostenibili.
FONTI E LINK :
UNESCO (DE) : https://www.unesco.de/kultur-und-natur/immaterielles-kulturerbe/immaterielles-kulturerbe-deutschland/blaudruckverfahren
DO IT YOURSELF ! HOW TO DYE WITH INDIGO